Hong Kong capitale turistica e degli affari, vede il suo skyline crescere e modificarsi continuamente, tra hotel di lusso, residenze e uffici che ne stanno.

L’ultimo hotel, The Murray, fresco di nastro tagliato, ha fatto parlare di sé già prima dell’apertura, perché ha sede in uno storico palazzo modernista di Ron Phillips, eretto nel 1970, reinterpretato per l’occasione da Foster+Partners, ormai noto anche per i suoi progetti di riutilizzo. Lo studio ha potuto avvalersi della consulenza dello stesso Ron Phillips, per continuarne non solo idealmente l’opera che, già nel 1994, gli valse l’Energy Efficient Building Award.

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Michael Weber

In una città con una densità demografica che è la 4° al mondo, si capisce che utilizzare un palazzo già presente, meglio se famoso, sia una scelta intelligente rispetto a progettarne uno di sana pianta nei risicatissimi spazi disponibili. Di qui anche l’intervento di ristrutturazione vero e proprio, con l’aggiunta di elementi in cemento e acciaio e la totale riorganizzazione interna.

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Michael Weber

Non sorprende che Luke Fox, Head of Studio di Foster + Partners, sintetizzi così il concept del progetto dell’hotel di Hong Kong: “Il Murray vuole richiamare la tradizione del grand hotel, e si propone di ridefinire l’idea di lusso, che è generosità di spazio, calma, e implicita consapevolezza di come rispondere ai bisogni dell’ospite”.

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Michael Weber
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Michael Weber

Quella che si apre agli occhi è davvero una visione di eleganza e bellezza, di spazio aperto, il che è già di per sé un vero lusso. Marmi bianchi e neri, rame, questi i colori e i materiali dominanti. 336 camere, e la scelta tra l’affaccio sul Peak e i giardini circostanti, a sud. Dalle suite, oltre a un living spazioso, ci si può godere addirittura la doppia vista con tanto di skyline e porto.

Una vista che si apre ulteriormente sulla terrazza all’ultimo piano, completamente nuova.

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Nigel Young / Foster+Partners

Uno degli interventi più importanti è al piano terra dell’albergo a 5 stelle. L’edificio in passato accoglieva uffici governativi, ed era quindi isolato. Foster+Partners ha deciso di aprire lo spazio ai pedoni, mediante l’utilizzo di ampie vetrate stratificate e l’imbastimento di una zona pubblica per il tai chi (praticato da un’ampissima fascia della popolazione). Da qui partono gli archi, che si innalzano lungo 4 piani e che sono un tratto distintivo e giustamente mantenuto di Ron Phillips. Il parcheggio, che interseca gli archi, conserva uno splendido albero di cotone centenario, trait d’union tra vecchio e nuovo.

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Michael Weber

Un elemento molto riconoscibile è di certo la facciata bianca, risultato di un’intelaiatura di finestre quadrate, la cui geometria riverbera all’interno, conferendo un ordine modulare adattabile a stanze e suite.

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Nigel Young / Foster+Partners
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Nigel Young / Foster+Partners
Lettermark
Stefano Annovazzi Lodi

Stefano Annovazzi Lodi è un contributor freelance che per Elledecor si occupa principalmente di design e progetti culturali.  Pare che da anni si stia dedicando a un romanzo con cui vincerà il Nobel, nel frattempo ripassa il discorso di accettazione e lavora come story editor per una casa di produzione di Roma.