Vista dall’esterno conserva il fascino della classica villa anni Trenta immersa in un giardino sulle prime colline bolognesi. Il posto più rassicurante, fuori dal tempo e romantico che si possa immaginare.

Il secondo piano con terrazza è stato scelto come abitazione dall’architetto Luca Zanaroli, che lo ha ridisegnato come un appartamento cittadino, decisamente contemporaneo, dal segno rigoroso, essenziale. Intervenire in contesti storici con caratteri ben definiti, dai trulli alle masserie in Puglia dove il linguaggio architettonico di Luca ha fatto scuola e tendenza, è una sua specifica attitudine.

Villa con giardino anni 30 a Bologna, ingressopinterest
Kasia Gatkowska

«È stato un istintivo ritorno a casa, non voluto né compreso all’inizio. In questa stessa via ho abitato fino all’età di 5 anni. Troppo poco per conservarne ricordi, ritrovati nella foto di un bambino che gioca sulla neve e nei racconti dei miei fratelli maggiori. Ho scelto questo spazio perché mi ha consentito di disegnare una nuova architettura in contrasto con un involucro che conserva intatti gli elementi stilistici dell'epoca.

Come le 20 finestre, due riaperte, che si susseguono lungo il perimetro con gli infissi originali, la classica lunetta a semicerchio, tapparelle a visiera perfette per ombreggiare e ventilare in estate. E gli stucchi sul soffitto, la terrazza con vista attraverso alberi secolari su altre ville Liberty, un’architettura sorprendentemente modernista. Liberati i 145 metri quadrati, da pareti che frantumavano lo spazio in tante stanze, ho disegnato nuovi volumi realizzati in lamiera di ferro naturale trattato a cera, dalla matericità calda ma dal segno prepotente».

Il bagno, doppio, con antibagno, è una scatola in ferro nero dalle superfici a tutta altezza. Su una parete, suggestivi tagli di colore orizzontali e verticali in cristallo bronzato, acceso sul retro da una gelatina color ambra, come quella usata nelle luci di teatro, spezzano il monotono disegno delle ante di contenimento.

Ancora lo stesso materiale nel corridoio della zona notte per la libreria-divisorio che smaterializza, includendole, le porte delle stanze dei figli. Nella camera da letto padronale cambia il materiale, ma non la negazione della porta, inserita lateralmente nella parete d’accesso, l’unica senza finestre, sostituita da un’armadiatura nata dall’opera di Stefano Ricci, composta da 9 pannelli da 65x65 cm applicati sulle ante centrali.

Al centro della stanza una quinta che non arriva al soffitto, su cui si appoggia il letto, nasconde un piccolo studio e lascia passare la luce tutto intorno. La ricerca del contrasto tra leggerezza e matericità, rispetto del passato e voglia di figurazioni attuali, comprende anche il disegno delle ante scorrevoli in vetro dal sottile profilo in ferro, agganciate in alto, che liberano dalle guide il pavimento, dando un deciso senso di leggerezza.

Villa con giardino anni 30 a Bologna, camera da lettopinterest
Kasia Gatkowska



«Ho compreso l’esigenza dei precedenti abitanti che avevano murato due finestre per avere almeno una parete sulla quale appoggiare la classica mobilia da salotto! Ostacolo che ho superato attraverso i nuovi volumi, e la scelta di pochi arredi di altezza minima, come i contenitori da ufficio in soggiorno e cucina, e del lungo piano in quarzite, un elemento monolitico, ma leggero perché sollevato da terra, a disegnare una linea continua tra pranzo e salotto. Da quella che io amo chiamare la collezione della mamma provengono arredi vintage di design innovativo, come i divani Le Bambole di Mario Bellini rieditati da B&B Italia nel 2007, le lampade cocoon di Bruno Munari e Tobia Scarpa, alcuni pezzi di Gavina e Arteluce.

La passione per l’architettura e il design mi è stata trasmessa da lei — tra le cinque donne laureate a Roma negli anni ’50, professionista di successo nella capitale, trasferita a Bologna per amore — che fin da piccolo mi portava nei cantieri. Dove scoprivo una mamma diversa, che con piglio maschile metteva tutti in riga».