Il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta in occasione della conferenza stampa che ha aperto la Biennale Venezia 2017 Viva Arte Viva curata da Christine Macel ha affermato "La Biennale rappresenta il desiderio per l’arte e gli artisti nelle nostre vite".
"La Biennale Arte si dimostra nuovamente come un atto di generosità", continua Baratta, "che offre al pubblico conoscenza, impegno e una visione sulle complessità del mondo, superando banali semplificazioni".
La 57. Biennale d’Arte è strutturata, nel percorso di visita all’interno del Padiglione Centrale dei Giardini e dell’Arsenale, in nove trans-padiglioni che accolgono i lavori di numerosi artisti che indagano i molteplici aspetti di ‘vivere l’Arte’.
Ecco durante la Biennale 2017 cosa vedere al Padiglione Centrale dei Giardini, che ospita due trans padiglioni: il Padiglione degli Artisti e dei Libri e il Padiglione delle Gioie e delle Paure.
Padiglione degli Artisti e dei Libri
La visita inizia con l’atelier d’artista di Dawn Kasper, artista americana, che ha letteralmente trasferito il suo laboratorio creativo da New York nel cuore del Padiglione Centrale: Kasper intrattiene i visitare in loco offrendo loro performance musicali e mostrando la sua vita artistica quotidiana in un alternanza di otium e negotium, ovvero di inattività e operatività.
L’atelier di Olafur Eliasson ragiona sul tema dell’immigrazione: protagonisti dell’installazione sono proprio immigrati invitati a costruire all’interno del padiglione, trasformato in un open workshop, progetti visionari tridimensionali caratterizzati da un design complesso.
L’albanese Edi Rama, ex ministro della Cultura e sindaco di Tirana, presenta i suoi cadavre exquis su una carta da parati in nylon rinforzato: i disegni di Rama sono micro-rappresentazioni frammentarie indecifrabili di un mondo intriso di riferimenti politici e ricordi personali.
L’artista degli Emirati Arabi Hassan Sharif ha realizzato Supermarket: si tratta di un archivio vertiginoso che raccoglie oggetti, reperti, avanzi, objet trouvé, opere, prototipi che appartengono all’intera produzione artistica di Sharif degli ultimi trent’anni. Sempre dagli Emirati Arabi giunge Abdullah Al Saadi che con i suoi diari ci rende partecipi di tutte le sue riflessioni, meditazioni, disegni, racconti ed incontri di viaggio: gli Al Saadi’s Diaries, raccolti in scatole di latta vintage, sono la pratica di scrittura quotidiana dell’artista, ispirato dal ritrovamento dei rotoli del Mar Morto, iniziata nel 1986 e in continuo divenire.
Jianyi Geng opera un processo metamorfico sui libri, sua tela ed ossessione, che tramite le tecnica dell’acquarello diventano opere coloratissime e allo stesso tempo fragili: per Geng il libro è il miglior compagno di vita.
Chiude il Padiglione dei Libri e dell’Artisti un omaggio all’artista francese Raymond Hains, scomparso nel 2005. Hains espresse nelle sue opere un feroce critica alle istituzione dell’arte, come la Biennale stessa: messaggero di un’arte libera da schemi predefiniti e lontano dalle regole delle accademie la produzione di Hans si distinse per una capacità intellettuale non convenzionale e per la costruzione di progetti provocatori ed ironici.
Padiglione delle Gioie e delle Paure
Nell’universo delle emozioni e delle contraddizioni dell’esistenza, Kiki Smith lavora sulla figura femminile realizzando quadri in vetro dipinto a fuoco e foglie d’argento con protagoniste donne artiste, rappresentate a grandezza naturale. Le donne di Smith, contraddistinte da una sofisticata carica erotica, sono inserite in architetture di interni che sovrascrivono linee e forme rigide inanimate a flussi corporei e aloni di sacralità femminea.
L’artista siriano Marwan costruisce un dialogo con l’osservatore tramite un serie di suggestivi autoritratti, disegni esterni di un tormento interno, che colgono l’intero spettro dei sentimenti, dal riso al dolore.
Rachel Rose con la video installazione Lake View, restituisce una visione onirica, realizzata con la tecnica del cel animation e compositing, di un piccolo mondo sub-urbano colonizzato da un’ antropizzazione arrogante. Protagonista è un animale ibrido, metà coniglio e metà volpe, che si muove in una serie di scene costruite tramite l’assemblaggio di texture estratte da libri per bambini del XIX secolo.
E’ il corpo umano l’oggetto di indagini del ceco Luboš Plný: affascinato dalla geografia degli organi e dalle connessioni del sistema vaso-circolatorio, i disegni di Plný sono un mappatura astratta composta di sovrapposizioni optical ed invasioni di oggetti impropri che si fondono nella carne.
La paura e l’incertezza del viaggio dei migranti è al centro dell’indagine della canadese Hajra Waheed che in A Short Film 1-321 racconta, tramite 321 diapositive sulle quali ha incollato ritagli di cartoline degli anni Trenta e Quaranta, una scomparsa senza traccia che ci lascia con un finale aperto…
Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva, courtesy of La Biennale di Venezia
In apertura: PADIGLIONE CENTRALE DEI GIARDINI, COURTESY OF LA BIENNALE DI VENEZIA