L’esperienza di una visita alla Biennale Venezia 2017 include anche il grand tour dei padiglioni nazionali dei Giardini napoleonici (ai quali si aggiungono altre partecipazioni nazionali presso la sede dell’Arsenale): è questo forse il momento più caratteristico della struttura storica della Biennale, una fiesta mobile, per dirla alla Hemingway, che permette di attraversare i confini dei paesi del mondo che proprio sulle acque della laguna veneta, sotto gli alberi dei Giardini o tra le sale d’armi dell’Arsenale, regalano al visitatore cosmopolita le loro ambasciate dell’arte. Viva Arte Vivarecita il titolo-slogan della 57. Esposizione Internazionale d’Arte, scelto dalla curatrice francese Christine Macel, che vuole comunicarci come l’arte e la vita degli artisti siano uno strumento potentissimo per leggere la complessità del nostro paradossale universo contemporaneo. Macel non ha solo lavorato sugli spazi principali del Padiglione Centrale e dell’Arsenale ma ha costruito un dialogo anche con i singoli curatori di ogni padiglione nazionale così da tessere un fil rouge che lega le ragioni della mostra e i micro-mondi di ogni padiglione.

Ecco una selezione di padiglioni nazionali da non perdere durante la vostra visita alla Biennale Arte 2017.

Olanda

Nel padiglione olandese vi aspetta Cinema Olanda dell’artista Wendelien van Oldenborgh (curatore Lucy Cotter): lo spazio del padiglione disegnato da Gerrit Rietveld nel 1953 è trasformato in una cinema multisala in cui protagonista dell’azione è l’architettura olandese, dal movimento moderno fino alla contemporaneità. L’artista segue un percorso logico che lega indissolubilmente architettura e vita in una sinergia capace di innescare e assimilare i cambiamenti sociali.

Cinema Olanda, 2017, by Wendelien van Oldenborgh, curated by Lucy Cotter, commissioned by the Mondriaan Fundpinterest
© Daria Scagliola, courtesy the artist and Wilfried Lentz Rotterdam​​
Cinema Olanda, 2017, by Wendelien van Oldenborgh, curated by Lucy Cotter, commissioned by the Mondriaan Fund

Spagna

La Spagna porta a Venezia ¡Únete! Join Us! diJordi Colomer (curatore Manuel Segade): l’artista spagnolo, con una formazione da architetto e storico dell’arte, interpreta la materia urbana come il luogo per la creazione di spazi nomadi e spontanei in cui si possono generare situazioni collettive temporanee che abbattono i confini spaziali e giurisdizionali. Per Colomer “la città è qualcosa che necessita di muoversi” e il senso di comunità può divenire l’occupazione poetica di un’utopia work in progress.

Únete! Join Us!, 2017, a work by Jordi Colomer, curated by Manuel Segade, Spanish Pavilion 2017pinterest
© Claudio Franzini, courtesy of Jordi Colomer​​
Únete! Join Us!, 2017, a work by Jordi Colomer, curated by Manuel Segade, Spanish Pavilion 2017

Danimarca

Nel padiglione danese si respira un’atmosfera magica: influenza.theatre of glowing darkness di Kristine Roepstorff è una doppia installazione che coinvolge l’interno e l’esterno dell’edificio. All’interno si vive l’esperienza di un spettacolo di raggi di luce e suoni avvolti nell’oscurità: l’artista interpreta il buio non come elemento negativo in quanto l’assenza di densità si trasforma in opportunità per una rinascita nella luce. All’esterno l’architettura del padiglione è stata completamente stravolta: la natura dei Giardini si fonde con il padiglione in un unico organismo che metabolizza piante, suolo, pietre e mattoni.

Kirstine Roepstorff influenza. theatre of glowing darkness, Danish Pavilion 2017pinterest
© Anders Sune Berg​​
Kirstine Roepstorff influenza. theatre of glowing darkness, Danish Pavilion 2017

Russia

La Russia mette in scena Theatrum orbi con le opere di tre artisti: Grisha Bruskin, Recycle Group e Sasha Pirogova. Il titolo della mostra, che cita il primo atlante della storia del fiammingo Abraham Ortelius, è traducibile ne Il teatro del mondo: gli artisti russi rappresentano in tre atti i peccati del mondo contemporaneo. Bruskin riempie la scena con centinaia di figure umane, ibridi, droni, idoli arcaici e soldati in lotta contro il potere assoluto da tutti agognato; Recylce Group hanno realizzato una serie di sculture che riproducono la punizione dei dannati del nono cerchio dantesco (i traditori) mentre il video di Sasha Pirogova è un racconto di immortalità come infinita ripetizione del binomio vita/morte.

Grisha Bruskin, Scene Change, 2016-2017, Russian Pavilionpinterest
@ courtesy of the artist and the Russian Pavilion 2017​​
Grisha Bruskin, Scene Change, 2016-2017, Russian Pavilion

Scandinavia

Il padiglione dei paesi scandinavi presenta Mirrored (curatore Mats Stjernstedt): in mostra le opere di sei artisti, Siri Aurdal, Nina Canell, Charlotte Johannensson, Jumana Manna, Pasi Sleeping Myllymäki e Mika Taanila. La mostra vuole esprime tramite l’arte le relazioni tra i tre paesi che condividono lo spazio, ovvero Svezia, Norvegia e Finlandia . Se negli anni passati la scelta dell’ artista era affidata a turno ad una sola nazione, quest’anno è stata adottata la formula di un progetto congiunto in cui i tre paesi sono contemporaneamente rappresentati. Tra le opere colpisce soprattutto la grande scultura Flying Wave di Siri Aurdal, realizzata in fibra di vetro rinforzata con tubi di poliestere che sembra la continuazione fluida delle travi longitudinali della copertura del padiglione, disegnato da Sverre Fehn nel 1962.

Mirrored, 2017, curated by Mats Stjernsted, Nordic Pavilionpinterest
© Asa Lunden, Moderna Museet Mats Stjernsted, courtesy of Nordic Pavilion 2017​​
Mirrored, 2017, curated by Mats Stjernsted, Nordic Pavilion

Francia

Xavier Veilhan con Studio Venezia (curatori Lionel Bovier e Christian Marclay) trasforma l’interno del padiglione francese in una sala da musica e studio di registrazione. L’artista, che da sempre dimostra interesse per il rapporto architettura/suono, ha svolto un make-over totale dello spazio del padiglione citando il Merzbau di Kurt Schwitter: forme geometriche non propriamente euclidee, solidi estrusi dalle pareti e dal soffitto costruiscono un mondo cavernoso che si comporta come una cassa acustica altamente performante. L’artista ha invitato una lunga lista di musicisti e tecnici del suono che sono liberi di usare lo spazio a loro piacimento, senza imposizioni di orario e durata, dando luogo a performance musicali spontanee di cui possiamo essere spettatori.

Xavier Veilhan, Studio Venezia, 2017, curated by Lionel Bovier and Christian Marclay, French Pavilionpinterest
© Giacomo Cosua, courtesy of French Pavilion 2017​​
Xavier Veilhan, Studio Venezia, 2017, curated by Lionel Bovier and Christian Marclay, French Pavilion

Germania

Nel padiglione tedesco - premiato con il leone d’oro per la miglior Partecipazione Nazionale - Anne Imhof rappresenta Faust (curatore Susanne Pfeffer). Lo spazio interno asettico, bianchissimo, è alterato da un pavimento rialzato in lastre di vetro: è questo la superficie di confine al di sopra e al di sotto della quale si muovono ragazzi di una bellezza atipica e disturbante che in una sequenza di performance esprimono violenza, erotismo, amore, repulsione e dipendenza. Anne Imhof riscrive un Faust 2.0: se il Faust di Goethe e di Mann era ossessionato dal controllo sulla conoscenza del mondo ora la storia ha ribaltato il destino dell’uomo condannandolo ad essere egli stesso vittima di sistemi di controllo costanti sulla sua vita. Fuori il padiglione è circondato da un alto recinto metallico al cui interno vigilano cani dobermann, nuovi Cerberi guardiani di un mondo corrotto precipitato nel tecno-capitalismo.

Eliza Douglas and Franziska Aigner in Anne Imhof, Faust, 2017 German Pavilionpinterest
© Nadine Fraczkowski, courtesy of German Pavilion 2017, the artist​
Eliza Douglas and Franziska Aigner in Anne Imhof, Faust, 2017 German Pavilion

Inghilterra

È Phyllida Barlow la protagonista del padiglione inglese (curatori Delphine Allier e Harriet Cooper): la maxi installazione folly colonizza gli interni e gli esterni dell’architettura del padiglione. Barlow è partita dalla definizione stesa della parola folly che può avere una doppia valenza: puro oggetto decorativo senza funzione (un capriccio d’artista) o espressione di allegra pazzia. Il Padiglione dell’Inghilterra accoglie senza distinzione entrambi i i significati che convivono nel percorso di visita. Grandi sculture nei toni del grigio scuro impastato con pigmenti accesi di rosso, rosa e arancione, composte da materiali riciclati poveri e facilmente reperibili come legno, tessuti e cemento, si ergono fino al soffitto riempiendo, o meglio soffocando lo spazio interno, costringendo il visitatore a trovare una via d’uscita all’interno del massiccio labirinto scultoreo.

installation view, folly, Phyllida Barlow, British Pavilion, Venice, 2017pinterest
© Ruth Clark, British Council. Courtesy of the artist and Hauser & Wirth​​
installation view, folly, Phyllida Barlow, British Pavilion, Venice, 2017

Giappone

Nel padiglione del Giappone Takahiro Iwasaki con Turned Upside Down, It’s a Forest (curatore Meruro Washida) espone un serie di opere che colgono la poetica dei paradossi tipica della cultura giapponese, come il forte senso animista che esprime la propria fede nel rispetto della Natura e di contro l’ingombrante presenza nel paesaggio dei tralicci dell’alta tensione e gli effetti infettivi delle piattaforme petrolifere ; altro esempio sono i modelli bicefali insegno d’olmo di due architetture tradizionali che ci interrogano sull’autenticità del doppio.

Takahiro Iwasaki, Out of Disorder (Ship of Theseus), 2017, for Turned Upside Down, It’s a Forest, Japanese Pavilion 2017pinterest
© Keizo Kioku, courtesy of the Japan Foundation, courtesy of URANO​​
Takahiro Iwasaki, Out of Disorder (Ship of Theseus), 2017, for Turned Upside Down, It’s a Forest, Japanese Pavilion 2017

Israele

Gal Weinstein affronta criticamente con Sun Stand Still (curatore Tami Katz-Freiman) i miti sionisti per sviluppare la propria ossessione di fermare il tempo. Come Giosuè, secondo il mito biblico, fermò il sole per vincere la battaglia contro il re di Canaas, Weinstein congela lo spazio del padiglione israeliano in una scena post apocalittica in attesa di salvezza. Al piano intermedio Weinstein realizza un’installazione organica che rappresenta la valle di Jezreel, suolo agricolo un tempo fertile ed oggi sterile e abbandonato, con una superficie di poliuretano intrisa di caffè e zucchero: la marcescenza di tali elementi produce un coltura di muffe che nel corso dei sei mesi dell’esposizione ricopriranno interamente il suolo.

Gal Weinstein, Sun Stand Still, 2017 (Jesreel Valley in the Dark, polyurethane, coffee, and sugar), installation view, Israeli Pavilion 2017pinterest
© Claudio Franzini, courtesy of Gal Weinstein​​
Gal Weinstein, Sun Stand Still, 2017 (Jesreel Valley in the Dark, polyurethane, coffee, and sugar), installation view, Israeli Pavilion 2017

Grecia

George Drivas con Laboratory of Dilemmas (curatore Orestis Andreadakis) compie una trascrizione contemporanea della tragedia di Eschilo Le supplici, opera che vede al centro dell’azione il re di Argo dilaniato dal dubbio: salvare o respingere un gruppo di donne egiziane in fuga dai loro promessi sposi. Partendo dallo studio di ciò che resta di una documentazione audio di un misterioso esperimento avvenuto in segreto in un luogo non identificato del centro Europa e condotto da un medico greco, Drivas ricostruisce il set labirintico del laboratorio, così come descritto dal dottore greco nelle registrazioni audio, e realizza cinque video in cui attori (tra cui Charlotte Rampling) ricreano le scene in cui l’equipe di ricercatori discute con il medico responsabile che, come il re di Argo, si vede incapace di prendere una decisione risolutiva di fronte alla comparsa di una seria complicazione nell’esperimento. Quanto pesa la nostra responsabilità sul destino del prossimo?

George Drivas, Laboratory of Dilemmas, 2017, curated by Orestis Andreadakis, Greek Pavilionpinterest
© courtesy of Greek Pavilion 2017​​
George Drivas, Laboratory of Dilemmas, 2017, curated by Orestis Andreadakis, Greek Pavilion

Un ultimo consiglio? In Arsenale non perdetevi il padiglione argentino dove troverete la titanica scultura equestre di Caudia Fontes e il padiglione neozelandese nel quale è proiettato il video esotico in mono-canale ultra HD in pursuit of Venus [infected] di Lisa Reihana che trasforma in live action il dipinto di Jean Gabriel Charvet The Voyages of Captain Cook (Les Sauvages de la mer Pacifique) del 1805.

Claudia Fontes, The Horse Problem, 2017, Pavilion of Argentina. pinterest
© courtesy of Pavilion of Argentina, the artist​
Claudia Fontes, The Horse Problem, 2017, Pavilion of Argentina.
In Pursuit of Venus [infected], 2015–17,Lisa Reihana, Emissaries, Pavilion of New Zealandpinterest
© Michael Hall, courtesy of New Zealand at Venice

Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva

In apertura: LA GERMANIA È LA VINCITRICE DEL LEONE D’ORO PER LA MIGLIORE PARTECIPAZIONE NAZIONALE ALLA 57 BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA. IN FOTO: BILLY BULTHEEL AND FRANZISKA AIGNER IN ANNE IMHOF, FAUST, 2017, GERMAN PAVILION. PHOTO © NADINE FRACZKOWSKI, COURTESY OF GERMAN PAVILION 2017, THE ARTIST