In occasione della Biennale di Venezia 2018, il Victoria and Albert Museum di Londra metterà a disposizione dei visitatori una sezione del Robin Hood Gardens, edificio brutalista opera di Alison e Peter Smithson, attualmente in demolizione.

La risoluzione è il tentativo estremo di restituire alla storia un pezzo di architettura che sta per essere distrutto in mezzo a un coro di polemiche.

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The Victoria and Albert Museum, London.

Progettato nel 1968 e aperto nel 1972 il Robin Hood Gardens di Londra è un doppio edificio di 10 e 7 piani posti uno di fronte all’altro con un giardino al centro. Concepito come esempio di architettura sociale, è a rischio di demolizione sin dal 2009.

Il levarsi di scudi di eminenze dell’architettura, come Richard Rogers che scrisse una lettera firmata da Zaha Hadid, Robert Venturi e Toyo Ito congelò la questione. Ma nel 2014 è arrivato il definitivo nulla osta e i suoi 3,7 acri faranno spazio a un progetto da 300 milioni di sterline per abitazioni private a prezzo contenuto.

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The Victoria and Albert Museum, London

Per la verità, non sono mancate le voci autorevoli a favore della demolizione del Robin Hood Gardens, considerato non tra i più fulgidi esemplari di New Brutalism e tenuto ancora in piedi solo dalla fama degli Smithson.

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The Victoria and Albert Museum, London.

Nel 1976, i due parteciparono alla Biennale di Venezia, presentando gigantografie dei lavori che avevano portato alla costruzione e una panchina simile a quelle che si trovavano di fronte alle colonne portanti dell’edificio con la scritta “A building under assembly is a ruin in reverse”.

Da qui il nome dell’esposizione “Robin Hood Gardens: A Ruin In Reverse”. Cinquant'anni dopo, il Robin Hood è davvero una rovina e sembrava dunque giusto offrire l’ultimo omaggio nella stessa sede.

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The Victoria and Albert Museum, London.

V&A, in partenership con la Swan Housing Association, il London Borough of Tower Hamlets e il Mayor of London e Muf Architecture/Art ha acquistato una sezione di tre piani e la trasporterà, con tanto di interni intatti, alla Biennale Architettura 2018.

Un’impalcatura progettata da Arup, seguendo il disegno originale degli Smithson, permetterà ai visitatori di avvicinarsi e di camminare dentro la struttura. Si potranno così apprezzare la disposizione interna delle camere da letto, protette dal rumore della strada, ma soprattutto la vera innovazione della struttura, ovvero le “street in the sky”, corridoi esterni che correvano lungo tutti gli ingressi, concepite per garantire uno spazio comune agli abitanti. Nella stessa direzione andavano le alcove di fianco agli ingressi, uno spazio adatto alla socialità e al gioco dei bambini.

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The Victoria and Albert Museum, London.

V&A non è nuova a interventi di questo tipo. “V&A ha una lunga storia di raccolta di frammenti architettonici su larga scala, spesso recuperati da siti di demolizione. Questi includono la facciata cinquecentesca della casa di Sir Paul Pindar a Bishopsgate, demolita nel 1890, e la sala da musica del XVIII secolo salvata dalla demolizione del 1938 della Norfolk House a St James's Square”.

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The Victoria and Albert Museum, London.
Lettermark
Stefano Annovazzi Lodi

Stefano Annovazzi Lodi è un contributor freelance che per Elledecor si occupa principalmente di design e progetti culturali.  Pare che da anni si stia dedicando a un romanzo con cui vincerà il Nobel, nel frattempo ripassa il discorso di accettazione e lavora come story editor per una casa di produzione di Roma.