[Architettura]
Le location del potere
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Come una quinta lo specchio, a sinistra, moltiplica lo spazio del living e il verde del terrazzo. Una porta a tutt’altezza, a destra, svela la cucina. Boiserie su disegno degli architetti Marenco e Azzolina, realizzazione Ci.ti.effe. Tavolino di Saarinen, Knoll International, da Spotti, fiori Numero 9
Sofà di Living Divani, poltrone vintage con cuscini di Laura Urbinati, tappeto Tülü di Altai. Tavolino di Charlotte Perriand e sedia di Gerrit T. Rietveld, Cassina I Maestri, sospensioni di George Nelson, pavimento in legno di Domenico Mori. Sul mobile anni ’50, pezzi africani, vaso di NB Milano, lampada Taccia di Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Flos. A parete, opera di Luisa Lambri
In cucina tavolo su disegno dell’architetto Marenco con piano in vetro retroverniciato e bordo in ottone, realizzato da Vito Sana. Intorno, le sedie Superleggera di Gio Ponti, Cassina. Opere di Franco Fontana, a sinistra, Julieta Aranda, in alto, e Cyprien Gaillard
Sulla parete della zona pranzo l’opera ‘Untitled’ di Luisa Lambri con accanto un lavoro fotografico di Luca Trevisani. Libreria anni ’50/60 con finiture in ottone, stuoia di Altai, tavolo su disegno ispirato alle geometrie di Eugenio Carmi con marmi colorati, realizzato da Euromarmi. Sedie Hans Wegner, Carl Hansen & Søn, sospensione IC Lights di Michael Anastassiades per Flos
La libreria con, al centro, una preziosa foto di Luigi Ghirri, ricordi di viaggi in Africa, il gorilla del piccolo Leonardo, tanti libri, vasi bianco e nero di Kose
Nel bagno padronale, sul piano in legno si appoggia un lavabo in marmo scavato, su disegno. Tappeto di Altai, biancheria da bagno di Society
L’arrivo del piccolo Leonardo, il secondo figlio, dopo Lavinia, della coppia di architetti Lorenza Marenco e Fabio Azzolina, ha portato un piacevole scompiglio nei loro ritmi di vita. Da qui l’idea di ripensare gli spazi di un appartamento anni ’70 che aveva il grande pregio di una vista aperta, protetta da vincoli archeologici, sul verde e su Milano, tra Sant’Ambrogio e piazza Vetra.
L’affaccio, lo sguardo verso il cielo, il vuoto davanti erano elementi talmente importanti per Lorenza da farle dimenticare la voglia di una dimora d’epoca con soffitti alti, stucchi e parquet antichi. «Sono cresciuta a Genova in una casa di fronte al porto», racconta.«Guardavo le luci, le navi arrivare e sparire nell’orizzonte, e pensavo a quando sarei andata via, a quanto avrei potuto viaggiare per conoscere persone e luoghi lontani. Ho sempre creduto nella vita come opportunità di crescita e di conoscenza del mondo, ai miei figli volevo dare questa sensazione di apertura, anche fisica, sulla città».
Il progetto di ristrutturazione riguarda principalmente la zona di ingresso e ha lo scopo di creare assoluta corrispondenza tra living e cucina, oltre a isolare maggiormente la zona notte. Di questo si occupa Fabio che riassume così il suo intervento: «Ogni nuovo inizio porta a rimescolare le carte, è stato un momento entusiasmante, entrambi amiamo fare esperienze diverse. Il mio è stato un approccio al progetto più maschile, forse più pragmatico, dove emergono il concetto, la divisione dello spazio, la risposta a nuove esigenze. Lorenza ha avuto un atteggiamento più poetico, onirico alla ricerca del bello, anche se imperfetto. Ma alla fine la mia risposta è sempre stata: fai tu, sono certo che la nostra casa sarà bellissima».
Il più interessante e originale intervento occupa l’intera parete d’ingresso. È una boiserie a tutt’altezza, composta da quinte vestite di colore che, come una scatola magica, si aprono per creare continue sorprese.
Come quelle generate dallo specchio, inserito in uno dei pannelli, che moltiplica lo spazio e riflette il verde del terrazzo, o della porta a tutt’altezza, che consente la visione o la negazione. Una particolare energia nasce dalla predisposizione a creare relazioni tra culture diverse e dall’amore spontaneo per l’arte. Vissuta come nutrimento dello spirito, ma anche come ispirazione nel disegno di oggetti quotidiani della cucina.
Nella zona notte, timbri cromatici e sfondi decorativi per ogni stanza, gioiosi nelle camere dei figli, soft nella camera padronale.
«Il colore è una sfida difficile», riprende Lorenza. «Lo preferisco in una dimensione compositiva studiata che spesso contribuisce a sottolineare e dare personalità a un elemento architettonico.
L’opera di Franco Fontana ‘Fotografia di Milano’, espressione astratta di un insieme di colori come blu, senape, grigio mi ha sicuramente condizionata nelle scelte cromatiche. Amo tutte le arti visive, in particolare la fotografia.
In soggiorno il lavoro di Luisa Lambri ‘Untitled’, Laserchrome print del 2005, mi comunica l’idea dell’infinito sconosciuto: cosa ci sarà dietro la luce che irradia dagli scuri socchiusi di una finestra della Barragán House? Io penso sempre a paesaggi bellissimi e all’energia di un mondo che corre veloce, che non mi fa paura, ma mi spinge a fare sempre di più».
Dopo la laurea in architettura a Genova e un’esperienza che definisce estremamente formativa accanto all’architetto John Pawson, approda nel 1999 allo studio di Piero Lissoni e, in un crescendo di responsabilità su grandi progetti pluripremiati a livello internazionale, diventa associata della Lissoni Architettura a Milano e a New York.
«Il mondo del progetto mi piace e mi diverte, mi riconosco totalmente nella visione innovativa, equilibrata e allegra che Piero Lissoni ha del nostro lavoro. Viaggiando tra Oriente e Occidente cerco interconnessioni tra culture così diverse, e mi riesce facile tenere in equilibrio i rapporti tra la committenza e lo studio. Ho la fortuna di creare e lavorare in team dove c’è scambio, ricerca, crescita comune. Le mie giornate tra lavoro e famiglia sono intense, per fortuna posso contare su validi aiuti, come quello di un’amica come Alexandra Van Der Sande, che ha gli stessi miei occhi e mi ha aiutato a preparare la casa per questo servizio di Elle Decor».
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