50 anni sono un tempo sufficiente per tirare le somme, e oggi possiamo dire con certezza che 2001: Odissea nello spazio (titolo originale 2001: A space odyssey) è il film di fantascienza che ha previsto gran parte della tecnologia che oggi diamo per scontata.

Il 3 aprile 2018 il film di Stanley Kubrick ha compiuto 50 anni, e rivederlo è un viaggio nella storia del design.

Per produrre 2001: Odissea nello spazio Stanley Kubrick ha impiegato 4 anni di lavoro con un grande dipartimento artistico e molti specialisti (tra cui il consulente scientifico Frederick Ordway , lo scenografo degli effetti speciali Joy Cuff , il supervisore degli effetti speciali Douglas Trumbull e l’art-guru Harry Lange).

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Il film ha stabilito un nuovo standard della produzione cinematografica, rappresentando uno dei primi esempi di product placement strategico: il team di produzione di 2001: Odissea nello spazio ha invitato produttori e progettisti, ma anche designer d’interni e di mobili, a immaginare come avrebbero potuto essere i loro oggetti qualche decennio più tardi, nel 2001 appunto. Questo rende il film più famoso di Stanley Kubrick non solo un pezzo di storia del cinema ma anche un importante manuale di design e innovazione.

Uno dei protagonisti del film è HAL 9000 (acronimo di Heuristic ALgorithmic), il supercomputer di bordo della nave spaziale Discovery, una sorta di Siri vintage. Per realizzarlo Kubrick e Arthur C. Clarke (autore dell’omonimo libro da cui è stato tratto il film) andarono in IBM, all’epoca la più grande azienda informatica del mondo, alla ricerca di disegni e progetti che potessero immaginare il futuro del personal computing.

Eliot Noyes, consulente di design industriale di IBM, propose a Kubrick che “un computer della complessità richiesta dalla sonda Discovery sarebbe un computer in cui gli uomini potessero entrare, piuttosto che un oggetto attorno al quale camminare”. Ma Kubrick voleva qualcosa di più piccolo, come un pannello di controllo.

“Le ipotesi di IBM erano indietro rispetto ai tempi”, scrive Piers Bizony nel libro The making of magic edito da Taschen. “Le aziende rivali, come Motorola e Raytheon, stavano spingendo verso la miniaturizzazione, cavalcando l’esigenza della NASA di avere computer abbastanza piccoli da adattarsi alle nuove capsule lunari.”

Tra le aziende coinvolte da Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke anche Hamilton, brand di orologi statunitense, e John Bergey, uno sviluppatore di Hamilton noto per aver contribuito a inventare l'orologio digitale, a cui chiesero di sviluppare un orologio digitale e un orologio da polso ibrido analogico/digitale .

Nel 1968, dopo l’uscita del film, Hamilton pubblicò un orologio completamente diverso ma bello per il pubblico dell’epoca, Odyssee 2001, scritto diversamente per evidenti ragioni di copyright e 40 anni dopo, nel 2006, propose l'X-01 rilettura in edizione limitata dell’orologio originale del film.

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E chi non ricorda le Djinn chair? Progettate da Olivier Mourgue per Airbone International nel 1965, sono diventate un’icona del design futuristico degli anni ’60. Realizzate in tubolare d'acciaio rivestito con imbottitura in schiuma poliuretanica e rivestito in tessuto jersey, le sedie nel film di Kubrick appaiono di un rosso vivido a causa dell'illuminazione, ma in realtà sono di una tonalità di rosa che vira leggermente magenta. In ogni caso, sono le indiscusse protagoniste degli interni bianche di 2001: Odissea nello spazio.

Insieme a loro, nella lobby bianchissima della Hilton Space Station di 2001: Odissea nello spazio, i tavolini Tulip disegnati da Eero Saarinen nel 1965 e le posate di Arne Jacobsen.

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2001: Odissea nello spazio è uscito al cinema un anno prima che l’Apollo 11 arrivasse sulla luna, e guardarlo 50 anni dopo dimostra chiaramente che non fu solo un viaggio nello spazio. Era una previsione accurata del futuro, che ancora oggi continua a influenzare designer e architetti.

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Carlotta Marelli

Managing Editor di elledecor.it, ho trasformato la mia laurea in architettura al Politecnico di Milano in una lente per guardare (e raccontare) il mondo. Con una particolare attenzione per chi progetta gli spazi e gli oggetti che diamo per scontati: dalle porzioni di città meno note alle scenografie di un film, fino ai pezzi di design che fanno da sfondo ai post che scorrono nei nostri feed Instagram.  Su Instagram posto ricordi come @carlotta_marelli e spazi esageratamente decorati come @bye_minimalism.