Per il sesto anno consecutivo, MiArt 2018 apre le porte al design.

Non è solo un marketplace, ma un'occasione di ricerca per le gallerie e uno stimolo alla produzione così come allo scouting. Una ben bilanciata selezione tra gallerie estere ed italiane, tra pezzi storici d'autore e novità di designer emergenti, è il risultato della rassegna curata dal giovane giornalista inglese Hugo Macdonald.

La sezione Object è una zona molto immersiva della fiera quest'anno, più intima e confortevole dei lunghi corridoi – spesso a sfondo bianco – degli stand dell'arte. Sì, perché se c'è un aspetto che non si può non notare al primo colpo d'occhio, è la meticolosa cura e maestria che si trova nell'allestimento espositivo di tutte le realtà coinvolte.

Dimoregallery, per esempio, porta al MiArt un allestimento il cui tocco grafico sono delle linee verticali verde smeraldo a parete, che subito ci accompagnano in un salotto domestico nel quale il protagonista è un gruppo di mobili di una bellezza che lascia senza fiato.

Provenienti da una fantomatica “Casa R.”, si tratta di poltroncine, tavoli, scrivanie anni '50 di progettista ignoto, con un sapore retrò dorato anni '20, ma un linguaggio che già strizza l'occhio agli anni '70. A fianco a questi, importanti pezzi di illuminazione di Tomaso Buzzi – architetto amico di Gio Ponti, trascurato dai suoi contemporanei e che sarebbe decisamente ora di rivalutare – e Atelier Seguso.

Come se non bastasse, la galleria inaugura con questa manifestazione anche la sua avventura con designer emergenti, commissionando a Ilaria Bianchi una collezione di tavoli, che segna un salto di qualità incisivo nel linguaggio progettuale e formale della giovane designer.

Debatable, questo il nome delle quattro famiglie in cui si divide, parte dal concetto di tavolo stesso come luogo attorno al quale parlare, confrontarsi, dibattere, per arrivare a studiare storicamente il dialogo ideale tra gli architetti Carlo Scarpa e Josef Hoffmann, utilizzandone gli elementi più caratterizzanti: i cerchi intersecati del primo e il rigoroso quadrato del secondo.

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Lea Anouchinsky

Altra galleria italiana di spicco in questa occasione è sicuramente Nero Design Gallery, che, ad attorniare un incredibile divano storico di Superstudio, propone un'approfondita ricerca, con i designer con cui vi è una collaborazione consolidata, in un mix di oggetti: la seconda edizione dei Zuperfici Vases, due pezzi dal titolo Isometrico e la serie di tre sgabelli Morbido Brutale di Duccio Maria Gambi e i nuovi colonna/contenitori/sgabelli Stilopratici di Marcello Pirovano, che, dopo l'ultima edizione di Piemonte Handmade, si conferma un progettista visionario in grado di immaginare nuove estetiche e nuovi paradigmi materici.

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Da Copenaghen, Galleri Feldt allestisce un importante spazio dall'atmosfera familiare, grazie a uno sfondo di colore azzurro, studiato a partire da maestri della pittura nordica, per rendere più fruibili e meno “intoccabili” notevoli arredi storici di Nanna Dietzel e Finn Juhl, che dialogano con i pezzi contemporanei di Nico Ihlein e le lampade sull'amore materno di Leonor Antunes. (foto in apertura)

Anche da Luisa Delle Piane passato e presente si comunicano sapientemente grazie a una intera serie di Ernesto Basile, alcuni importanti lavori di Ettore Sottsass e i nuovi coloratissimi tavoli di Marco Guazzini. Altre opere di icone italiane del Novecento sono poi da Luciano Colantonio e da Rossella Colombari.

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Matter of Stuff, galleria londinese capeggiata da giovani italiane, è poi una delle poche realtà a presentare dei progetti nati in occasione di residenze, in particolare nella località di Montalcino, sottolineando una sempre più conclamata esigenza di fluidità geografica.

Molti pezzi, di forma, fattura e firma diverse, formano un corpo espositivo unico in cui lo sguardo innovativo di designer internazionali incontra le tradizioni manifatturiere italiane, sfociando in una ricerca nella quale materiali e processi sono esaltati dall'output finale.

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Da Atelier Jespers è in mostra una vera sorpresa, un'opera che in una sezione della fiera dedicata al design da collezione sembra fuori scala, fuori posto, fuori contesto, e invece è semplicemente nuova: una struttura in marmo troppo piccola per essere una casa e troppo grande per essere un oggetto.

Conrad Willems, questo il nome dell'autore di Constructive IV, ha una vera e propria passione per i piccoli moduli in legno con cui giocava alle costruzioni da bambino, tanto che li ha conservati e li usa per dare forma a tutti i suoi lavori, modificandone di volta in volta scala e materiale.

E, non per gettare ombra sull'oggetto finale, ma una straordinaria capacità di Conrad è quella di riuscire a disegnare bianco su nero, dei grandi manifesti progettuali delle sue architetture ideali, senza schizzi preparatori o schemi di layout: un vero talento.

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Lea Anouchinsky

A Object 2018 si possono esplorare anche Amman Gallery di Colonia con lavori di Florian Borkenhagen, Rolf Sachson e Studio Nucleo; Erastudio Apartment Gallery dove protagonista è il radical design con pezzi vivaci di Gino Marotta e Nanda Vigo; Officine Saffi, un luogo e un'iniziativa milanese tutto dedicato alla ceramica contemporanea; Portuondo con rarità di Paul Evans, Max Ingrand, Joseph André Motte e Jacques Adnet; e infine opere di arte tessile portate a MiArt da Raffaele Verolino.

MiArt 2018

Viale Scarampo, Gate 5

dal 13 al 15 Aprile