Se c’è un aspetto sul quale l’alta orologeria odierna si gioca gran parte della sua reputazione è l’ambizione di poter creare segnatempo senza tempo.

Un gioco di parole che tuttavia rende bene l’idea su quale sia uno dei tasti che le case orologiaie più importanti possono toccare per invogliare ulteriormente verso un acquisto (di certo non economico) non solo chi sia mosso dal desiderio di poter indossare un oggetto di pregio, ma anche chi voglia possedere qualcosa che possa durare decenni. Ovvero con una tecnologia che non venga immediatamente superata e con l’obiettivo ulteriore di poter tramandare ai propri figli un pezzo che, anche a distanza di anni, potranno indossare serenamente.

Per promettere l’eternità, la ricerca tecnologica è continua, sia per quanto riguarda i calibri che animano gli orologi (impossibile trovare altrove dei micromeccanismi così complicati in grado di muoversi con il movimento del polso o con una ricarica manuale saltuaria), sia per i materiali.

Proprio in questo campo sono stati fatti dei passi da gigante negli ultimi anni perché quello che ormai tutti i clienti del mondo chiedono è che un orologio sia resistente e durevole.

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Se fino a qualche decennio fa l’orologio era un oggetto per antonomasia solo in oro, con l’avvento di certi modelli sportivi di lusso - come il Royal Oak di Audemars Piguet, ad esempio dei primi anni 70 (foto sopra) - anche l’acciaio è entrato stabilmente nelle collezioni di tutte le maison più importanti, facendo poi la parte del leone. Ma anche l’acciaio si è evoluto, tanto che l’alta orologeria utilizza principalmente, il 904L che, oltre alla sua resistenza alla corrosione (praticamente simile a quella propria dei metalli preziosi), è in grado di esprimere una lucentezza particolare una volta lavorato.

In seguito sono arrivati dei modelli in titanio che sono meno diffusi ma che, pur avendo un aspetto decisamente meno brillante e un po’ più opaco, offrono la stessa resistenza e una maggiore leggerezza rispetto all’acciaio.

Dagli anni 2000 poi, hanno cominciato ad essere presenti nuovissimi materiali decisamente lontani dai metalli utilizzati fino a quel periodo: la ceramica hi-tech e la fibra di carbonio. La ceramica è un materiale dalle diverse qualità, in grado di migliorare le prestazioni classiche dell’acciaio (resistenza quattro volte superiore) insieme all’ipoallergenicità e comfort grazie alla conducibilità termica che di fatto fa quasi dimenticare di avere un orologio al polso.

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Aziende come Rado sono state pioniere in questo senso e continuano a realizzare modelli con ceramiche sempre più evolute, mentre Chanel (foto sopra a sinistra) ha scelto proprio la ceramica hi-tech (bianca o nera) per una delle sue collezioni più iconiche: la J12. Recentemente a Baselworld, invece, Hublot (foto sopra a destra) ha presentato dei modelli in ceramica rossa e blu.

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L’ispirazione per utilizzare anche per i segnatempo la fibra di carbonio è, invece, arrivata direttamente da altri mondi molto affini, come l’automotive e l’industria spaziale. Precursori in questo senso sono stati la casa orologiera italiana Locman che, dopo aver realizzato modelli in alluminio, nel 2003 ha presentato un orologio con cassa in questo avveniristico materiale che oggi non è raro vedere su altrettanti avveniristici orologi come l’RM 53-01 Pablo MacDonough di Richard Mille (foto sopra) che, tra l’altro, introduce per la prima volta su un segnatempo un vetro composto da due strati di zaffiro, separati tra loro da uno strato di polivinile: come succede i per i parabrezza delle super car.

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Officine Panerai, invece, ha realizzato il Lab-Id (foto sopra), orologio in soli 50 pezzi che per la prima volta nella storia utilizza il Carbotech, un materiale composito a base di fibra di carbonio che rende ogni blocco dal caratteristico aspetto nero e irregolare in cui è realizzato la cassa dell’orologio diverso dall’altro, mentre il quadrante è ricoperto da nanotubi di carbonio in grado di aumentarne la leggibilità.

Omega, invece, è stato il precursore nell’uso di Liquidmetal (un mix di zirconio, titanio, rame, nickel e berillio) su alcuni modelli: abbinato alla ceramica utilizzata per le lunette le rende ancora più resistenti.

L’utilizzo di nuovi materiali però non significa la fine di quelli preziosi. Sull’oro, ad esempio, le case orologiaie continuano a fare i loro studi e alcune ne hanno addirittura di propri, ognuno con caratteristiche fisiche ed estetiche diverse, la cui composizione resta top secret. Come Hublot che ha il suo King Gold o Rolex che ha il suo Rolesor. Una ricerca che dura, da qui, all’eternità.

In apertura: Big Bang Unico Red Magic, orologio in ceramica di Hublot