A poche settimane dal lancio della 15° edizione di London Design Festival, che aprirà i battenti il 16 settembre in città, abbiamo incontrato il direttore Ben Evans, per parlare di novità, legami con le istituzioni, visioni sul futuro del design e, ovviamente, anche di Brexit.

London Design Festival compie 15 anni. Quali sono gli obiettivi per questa nuova edizione?
Sicuramente raggiungere nuovi pubblici. Di anno in anno, ci rendiamo sempre più conto che le persone che amano il design sono tantissime. Quest'anno, più di sempre, vogliamo creare un'esperienza, un momento di pausa da un mondo che corre veloce, per permettere a tutti di soffermarsi e godere di un programma fitto di iniziative e cose belle da vedere, con percorsi e destinazioni emozionanti.

Il legame con il V&A Museum si rinsalda. Quali saranno le novità?
Dopo nove anni di progetti condivisi con il V&A, abbiamo deciso di farlo diventare ufficialmente l'Hub principale del Festival. Ci sarà molto da vedere. A partire dalle installazioni commissionate ad artisti del calibro di Ross Lovegrove, Elias e Yousef Anastas e Flynn Talbot, che trasformeranno gli spazi in qualcosa di spettacolare, da non perdere.

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Cosa è cambiato da 15 anni fa ad oggi?
Il London Design Festival è cresciuto moltissimo. Non solo in termini numerici ma anche in materia di storie da raccontare. Abbiamo saputo creare esperienze, da torri di cartone alte 25metri a stanze interattive con le più sofisticate installazioni luminose. Nel frattempo, anche le aspettative dei visitatori sono cresciute, ed è una sfida sempre più eccitante per noi, che tra un'edizione e l'altra cerchiamo di non deluderle, bensì di sorprenderle.

Cosa vedi nel futuro?
È difficile dirlo. Credo ci orienteremo sempre più su progetti che si legano alla sostenibilità, attraverso la sperimentazione di nuovi materiali. Ci sono interi mondi da esplorare, come quello delle nuove energie.

Il Regno Unito è da molti anni casa di grandi talenti, che qui emergono e poi sbarcano il lunario. Che ruolo giocherà la Brexit in questo senso, negli anni a venire?
Fortunatamente, il design nel Regno Unito non è solo britannico. È un linguaggio di progettazione in continua evoluzione, che viene costantemente accresciuto da influenze provenienti da tutto il mondo. Questo accade perché la nostra design community è la più internazionale del pianeta. Se Brexit creerà difficoltà a molti designer che vogliono lavorare in UK, ci troveremo in difficoltà. Il settore si ridurrà, perderà la sua posizione dominante e la nostra reputazione sarà frantumata. Sembra brutto da dire, lo so, ma spero fortemente che tutto ciò non avvenga.

Le cose da non perdere assolutamente durante il London Design Festival?
Il progetto Design Frontiers alla Somerset House, dove oltre 30 grandi designer esibiranno il loro lavoro tra mostre e installazioni.
Il Brixton Design District, dove i protagonisti saranno più talentuosi designer locali. L'installazione di Brodie Neill, Drop in the Ocean, tra le mura del ME Hotel: un progetto spettacolare che affronterà in maniera originale il tema dei rifiuti plastici negli oceani del mondo. E poi Villa Walala, il Landmark Project dell'artista Camille Walala realizzato in collaborazione con British Land, una coloratissimo parco giochi in città.

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www.londondesignfestival.com

In apertura: Ben Evans, direttore di London Design Festival, ci racconta novità e obiettivi futuri della kermesse che nel 2017 compie 15 anni.

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Valentina Mariani

UK Contributing Editor di elledecor.it, vivo a Londra da 7 anni e scrivo di moda, arte, design e architettura. La parte che preferisco del mio lavoro di giornalista sono le interviste. Nella maggior parte dei casi, sia che si tratti di stilisti, architetti, interior designer, artisti, o chef, dopo i primi dieci minuti si trasformano in lunghe chiacchierate variopinte. Quasi come se fossimo amici da sempre.  


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