Il London Design Festival è appena iniziato, e a tagliare il nastro anche quest'anno è il V&A Musem, che sorprenderà il pubblico con decine di installazioni, un programma di talk e mostre a tema design e tecnologia.
Per l'occasione, abbiamo incontrato e intervistato Victoria Broackes, curatrice di tutte le iniziative del museo relative al London Design Festival. E tra consigli delle cose da non perdere e obiettivi futuri, ci ha spiegato che per lei il design è la chiave di tutto.
LDF e V&A insieme di nuovo, e quest'anno il museo diventa la destinazione ufficiale del festival. Come è cresciuta la collaborazione nel corso degli anni?
Su quindici edizioni di London Design Festival nelle ultime nove abbiamo rappresentato l'epicentro della manifestazione, ospitando numerose installazioni e un sempre ampio e svariato programma di talk ed eventi, comprese alcune feste memorabili. Siamo onorati che la partnership si sia ancor più rinsaldata per questa edizione. Il nostro obiettivo è quello di presentare Londra come una delle più grandi capitali creative del mondo, e con oltre 400 eventi in tutta la città - che si sviluppano nei distretti - non sarà difficile raggiungere questo obiettivo. Il V&A Museum anche quest'anno si pone al centro del'industria del design e si rinnova come un luogo di unione, ispirazione e ritrovo, coinvolgendo una gamma eclettica di visitatori, dai progettisti ai leader del settore, dalle imprese e ai produttori, fino al pubblico di visitatori, che include sia gli studenti che i design lover e le famiglie.
E al pubblico quale messaggio vorreste arrivasse?
Tutte le competenze, le conoscenze e le tecnologie che vedranno in mostra durante il London Design Festival coesistono nel sottolineare il fatto che l'opera dei progettisti è ancora un elemento essenziale nel nostro modo di vivere, ma soprattutto ci parla di come vivremo in futuro. Il design è la chiave di tutto.
Le tre cose da vedere assolutamente al V&A?
È così difficile scegliere i miei preferiti: ogni angolo del museo sarà pieno di installazioni e opere. Però se devo scegliere dico la struttura in 3D di Ross Lovergrove realizzata in Alcantara®, le opere scultoree in vetroresina ceca di Petr Stanicky, e While We Wait, l'installazione di Elias e Yousef Anastas, una struttura in pietra autoportante ispirata alla Valle Cremisan in Palestina.
E fuori dal museo, cosa non perderai della kermesse?
Un giro tra i vari distretti è d'obbligo. E una tappa alla Somerset House per non perdere Design Frontier, la mostra che riunisce oltre 30 designer internazionali che, mediante il loro lavoro, si stanno spingendo oltre i limiti del design creando opere e progetti spettacolari, in vista del futuro.
A proposito di futuro, qual è la posizione del V&A?
Abbiamo certamente un occhio di riguardo. Per noi il futuro significa due cose: artigianalità e tecnologia. Alla prima, dedichiamo ogni anno il premio artigianale Woman's Hour Craft Prize, che vede protagonosti artigiani e oggetti che vanno da una scatola in miniatura a una bicicletta. La seconda spiega invece il perchè collaboriamo alla realizzazione di grandi installazioni come Reflection Room e Transmission, che mostrano al mondo nuovi materiali e tecnologie unite per il progresso e il miglioramento della vita quotidiana dell'individuo.
Presenterete anche il primo lampadario bionico al mondo...
Sì, Exhale, l'installazione di Julian Melchiorri, che mette insieme fotosintesi e nuove tecnologie. Il lampadario sarà posizionato in una zona della lobby del V&A, accessibile dalla nuova strada appena aperta, Sackler Road. Sui “rami” di metallo del lampadario saranno appesi delicatissimi tubi curvi a forma di foglie. Riempite di microalghe, le foglie del lampadario cercheranno di purificare l'aria all'interno attraverso la fotosintesi, come una pianta. È un concetto incredibile, potrebbe essere l'inizio di grandi cose.
londondesignfestival.com/va-museum
In apertura: VICTORIA BROACKES, CURATRICE DI TUTTE LE ATTIVITÀ CHE SI SVOLGERANNO ALL'INTERNO DEL V&A MUSEUM DURANTE IL LONDON DESIGN FESTIVAL 2017.
UK Contributing Editor di elledecor.it, vivo a Londra da 7 anni e scrivo di moda, arte, design e architettura. La parte che preferisco del mio lavoro di giornalista sono le interviste. Nella maggior parte dei casi, sia che si tratti di stilisti, architetti, interior designer, artisti, o chef, dopo i primi dieci minuti si trasformano in lunghe chiacchierate variopinte. Quasi come se fossimo amici da sempre.
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