[Architettura]
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L'architetto Tommaso Franchi nella sua casa di Londra, città in cui realizza progetti bespoke in tutto il mondo unendo arte, artigianato e lusso. (Foto: Marco Minzoni. Styling: Francesca Martinetti)
Classe 1982, Tommaso Franchi ha una laurea in Architettura e un master in Hotel Design alla Domus Academy di Milano, che lo portano per due anni a Marrakech, dove collabora con Imaad Rahmouni dedicandosi a progetti di ville di lusso, alberghi e spa in Marocco e in Cina.
Un viaggio tra i colori e la luce tipici del Marocco che per lui si è coniugato con la libertà della creazione e della composizione spaziale. In poche parole: pochi vincoli, tanta libertà creativa. Poi, si trasferisce a Londra per lavorare al fianco di Norman Foster, nello studio Foster+Partners dove, in qualità di associate, gli viene affidata la responsabilità di un progetto che lo riporta in Marocco per la Banca BMCE. “Questa esperienza, durata quattro anni, mi ha insegnato un metodo di lavoro meticoloso e preciso, essendo a contatto con le migliori professionalità e i più avanzati strumenti tecnologici di supporto alla progettazione architettonica”, racconta.
Nel 2013 fonda il suo studio, Tomèf, che ha già in portfolio nomi come Palazzo Nani a Venezia e case di lusso nei quartieri londinesi di Mayfair, Regent's Park e Parson's Green. Il segreto? La sua capacità di creare spazi e ambienti che siano, da una parte, lo specchio della natura del committente, dall’altra concepiti secondo i suoi canoni di proporzione, con una pedissequa ricerca del dettaglio e armonia nelle forme e nei contenuti.
L'abbiamo incontrato nel salotto di casa sua, e ci ha raccontato il suo lavoro e i suoi progetti futuri.
Qual è il tuo stile?
Mi interessa approcciare ogni progetto nel rispetto delle sue peculiarità ed esigenze. Non esiste per me uno stile declinabile ogni volta alla stessa maniera, ma esiste la coerenza di metodo nell'approccio al progetto. E poi, un’infinita ricerca nel campo dei materiali, delle manifatture, delle nuove proposte e tecnologie. Di fatto, mi affascina la sfida di proporre soluzioni che mantengano la classicità delle forme e dei materiali attraverso una loro rivisitazione contemporanea e originale.
Immagino che avvalersi di opere d'arte in questo senso sia molto utile. Quanto influenza il tuo lavoro?
Enormemente. Ogni tipo di arte e arte applicata fa parte del ragionamento costante legato alla progettazione. Creazione è arte e arte è creazione, non si può prescinderne. Abbiamo appena completato gli spazi per la Galleria Fabrizio Moretti a Monte Carlo, dove arte antica, moderna e contemporanea interagiscono in un’armonia perfetta. Uno spazio pensato come una casa privata, calda e accogliente, diverso dal solito schema minimal che caratterizza le gallerie d’arte.
Nella foto: gli interni della Galleria Fabrizio Moretti a Monte Carlo (Foto by Luca Righeschi)
E nei progetti residenziali come si declina, secondo te, l'arte oggi?
Oggi il concetto di arte è allargato rispetto al passato ed è più accessibile. Dalle sollecitazioni di Instagram, a internet, agli eventi, alle collezioni private, ai musei, viviamo in un mondo che per sua natura è diventato più piccolo e quindi, se si vuole, si può trarre ispirazione costantemente da ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Arte per me è stimolo creativo. Da una tela di un artista nascono idee per elementi di decorazione. L'arte è la creazione per eccellenza, senza limiti, senza vincoli, senza interferenze. È la madre delle altre discipline, tra cui l’architettura, che è invece un legame imprescindibile tra arte creativa e tecnica. Grazie al mio lavoro e ai miei clienti ho l’immensa fortuna di vedere da vicino e poter passare del tempo, in privato, con opere sensazionali che sono di fatto la più grande fonte d’ispirazione.
Che atmosfera vuoi dare ai tuoi interni?
Ogni progetto è un percorso, una narrazione della personalità del committente e – in parte - della mia. Il mio lavoro si percepisce dalla cura di ogni dettaglio, dalla sofisticatezza. Secondo me, la bellezza si nasconde in questo.
Nella foto: poltrone optical in contrasto con tessuti caldi di tappeti handmade, nella residenza di Parsons Green
A chi ti rivolgi con i tuoi progetti?
A clienti variegati e con ogni tipo di provenienza. Mi interessa lavorare con persone visionarie, che non hanno paura di rischiare e mettersi in gioco. Dico sempre ai miei committenti che un progetto è un viaggio e bisogna avere l’entusiasmo e la passione per compierlo insieme.
Raccontaci tre progetti a cui sei molto legato
Una residenza a Londra, con stilemi urban-chic e l’unione tra materiali naturali e tessuti antichi preziosi. Il progetto per un luxury hotel in un palazzo storico a Venezia, città che sento mia per affezione personale. Qui si intuisce la mia naturale inclinazione a riproporre temi tradizionali in maniera personale e rivisitata, un gesto di innovazione nel solco della tradizione. E infine, ho da poco terminato una lussuosa residenza che ci ha impegnato per tre anni, dove ogni dettaglio è stato disegnato e studiato su misura. Mi sono divertito molto a creare una piscina con un soffitto in acciaio riflettente che ricreasse l’effetto della visione della superficie dell’acqua da sott’acqua. Quasi uno spazio sottomarino.
Nella foto: l’ambiente piscina con soffitto riflettente.
E adesso?
Ora siamo impegnati sul progetto di un nuovo edificio nel centro di Londra destinato ad essere un punto di riferimento per la vita artistica della città, due ville a Notting Hill e un appartamento a Monte Carlo.
Dove fai produrre i pezzi?
Tutti i progetti sono creati attraverso maestri artigiani e aziende che producono su nostro disegno. Collaboro con parecchie aziende italiane dell’arredamento, alcune molto conosciute, altre invece piccole realtà locali, ma con grande expertise artigianale. La realizzazione dei manufatti è fondamentale per il risultato finale di un progetto. Sono alla costante ricerca di nuovi contatti e mi emoziona addentrarmi nel processo produttivo, seguire ogni momento della produzione. Spesso si parte da un'idea molto astratta e, insieme con le aziende, si lavora per far si che questa idea diventi realtà. Mi affascina il contatto umano con le persone che hanno, in molti casi, dedicato la propria vita a eccellere e a perfezionarsi.
Nella foto: dettagli decor si fondono con le nuance calde del legno. È il progetto della residenza a Parsons Green
Ultima domanda. Qual è, secondo te, il futuro dell’interior design?
Oggi la tecnologia consente ogni tipo di sperimentazione nell’ambito dei materiali e delle loro applicazioni. Tra non molto sarà verosimilmente la realtà virtuale a pervadere il mondo della progettazione e le metodologie di presentazione. Ma questi mezzi rimarranno sempre e solo mezzi. Al centro resta l’uomo, il progettista e il committente, quindi la capacità di ascolto e interpretazione delle ambizioni e delle aspirazioni che devono materializzarsi attraverso un progetto. Spesso si tende a sottovalutare l’importanza dell’impatto che un’architettura o un interior design può avere sull’uomo, su un fruitore. E si sottovaluta il fatto che invece ne influenza la psicologia, l’interazione sociale, la produttività.
Nella foto: il progetto per gli spazi comuni dell’Hotel Palazzo Nani a Venezia
www.tomefdesign.com
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