Quando si parla di Salone del Mobile di Milano non si è mai troppo previdenti, e quindi è meglio cominciare a segnarsi gli appuntamenti migliori.
Tra le anteprime del FuoriSalone 2018 che meritano spazio sull'agenda c'è l'installazione di Rockwell Group che porterà a Milano una delle icone più rappresentative dell’immaginario e del design americano, ovvero i suoi bar on the road.
The Diner porta alla Milano Design Week 2018 4 ambienti di ristorazione nella più tipica tradizione a stelle e strisce e invita il visitatore a un viaggio molto particolare in occasione dei 25 anni del magazine di design Surface. Ospitato non a caso in Stazione Centrale come parte di Ventura Projects dal 15 al 22 aprile, il ristorante americano pop-up di David Rockwell sarà aperto dalla colazione alla cena offrendo piatti tipici della cucina USA, che vanno dalle torte fatte in casa a milkshake, ai panini al formaggio grigliato.
“I Diners sono esclusivamente americani e resistono nella nostra iconografia culturale. Il nostro obiettivo è quello di catturare lo spirito intrinsecamente ottimista e democratico di questi posti che attirano persone di ogni provenienza per creare un'atmosfera accogliente, vivace, coinvolgente e divertente” dice David Rockwell.
Tutto il design del ristorante che aprirà durante il Salone del Mobile 2018, dagli interni ai font sul menu, sono curati in partnership con lo studio 2x4, per conferire a ogni ambiente un carattere unico, corrispondente a un’idea ben precisa. Il primo ambiente si ispira agli Airstream, il secondo è una tipica tavola calda dell’East coast, seguono il più rustico Mid West, e infine la più rilassata West coast.
“Molti direbbero che una delle qualità distintive dell'America sia l'ottimismo, un desiderio infinito di apertura, possibilità e potenziale. Un’identità che in questo momento è sfidata. Volevamo catturare questo paradosso con Diner” spiega 2x4. Ai visitatori l’ardua sentenza.
Stefano Annovazzi Lodi è un contributor freelance che per Elledecor si occupa principalmente di design e progetti culturali. Pare che da anni si stia dedicando a un romanzo con cui vincerà il Nobel, nel frattempo ripassa il discorso di accettazione e lavora come story editor per una casa di produzione di Roma.
