Trouble Making, la mostra organizzata dal collettivo milanese Raumplan presso BASE in occasione del FuoriSalone 2018, ragiona sull’identità liquida delle città contemporanee e sugli attori che ne stanno ridefinendo dinamiche e scopi. Ne abbiamo parlato con Nicolò Ornaghi, co-curatore assieme a Pietro Bonomi.

Trouble Making, la mostra organizzata dal collettivo milanese Raumplan presso BASE (Leggi anche: Il programma eventi di Base 2018) in occasione del FuoriSalone 2018, ragiona sull’identità liquida delle città contemporanee e sugli attori che ne stanno ridefinendo dinamiche e scopi. Ne abbiamo parlato con Nicolò Ornaghi, co-curatore assieme a Pietro Bonomi.pinterest
courtesy Base © Delfino Sisto Legnani

La disciplina del city-making - intesa come pianificazione socio-urbana - è in crisi: questa la tesi che dà forma al percorso espositivo. Articolata in sei tappe/installazioni, Trouble Making tenta di dare altrettante letture delle forze in gioco. A riflettere sulla questione e a sviluppare progetti inediti appositamente per la Milano Design Week 2018, sono stati invitati creativi dai profili eterogenei - fotografi, interaction designer, video-maker, grafici e artisti - per una narrazione corale poliedrica che spazia da installazioni multimediali a sculture ready-made.

La mostra, che affronta tematiche che vanno dall’home-sharing alle fake news e all’informazione digitale, fino all’internet of things e al turismo di massa, svela le pratiche che stanno cambiando il modo in cui gli abitanti vivono le città.

A Base Milano in zona Tortona una mostra racconta il futuro delle cittàpinterest
courtesy Base © Giuseppe Martella

Nonostante siano fisicamente quasi invisibili, “perché non hanno grandi headquarter tradizionali e si basano essenzialmente su scambi virtuali”, negli ultimi anni piattaforme come Foodora e Airbnb sono riuscite a cancellare il confine tra paesaggio domestico - privato - e contesto urbano - pubblico - mettendo in discussione anche il nostro rapporto con il concetto di privacy.
“Queste realtà imprenditoriali, nonostante siano assolutamente non bottom-up, sono in grado di ‘fare città’ in maniera anche più pervasiva rispetto alle attività dei singoli o di piccoli gruppi organizzati che lavorano dal basso ovvero quelle realtà cui sovente ci si riferisce quando si parla di city making”, sottolinea Ornaghi. “Volevamo portare l’attenzione sulla crescente rilevanza di questi flussi virtuali ed effimeri, sul fatto stesso che esistano e che siano molto pervasivi. Senza necessariamente adottare un punto di vista critico e lasciando allo spettatore l’opportunità di costruire la propria opinione.”

Trouble Making, la mostra organizzata dal collettivo milanese Raumplan presso BASE (Leggi anche: Il programma eventi di Base 2018) in occasione del FuoriSalone 2018, ragiona sull’identità liquida delle città contemporanee e sugli attori che ne stanno ridefinendo dinamiche e scopi. Ne abbiamo parlato con Nicolò Ornaghi, co-curatore assieme a Pietro Bonomi.pinterest
© Lucas Quagliato

Ad aprire la mostra è Bam Bam, un progetto collettivo - sviluppato da superinternet, Giga Design Studio e Karol Sudolski- che riflette sul rapporto tra virtuale e reale e sulla facilità con cui una fake news può diventare virale e condizionare il comportamento degli utenti. “In sintesi, è stato creato un brand, chiamato Samoan, che doveva essere lanciato con un party durante quest’edizione del Fuorisalone proprio qui a BASE. Il tutto però era falso.”, afferma il curatore. Senza mai mostrare alcun prodotto, acquistando like e social engagement su piattaforme pirata, costruendo un’immagine coordinata accattivante e utilizzando tutti gli strumenti social a disposizione, in soli 4 giorni, gli autori sono riusciti a coinvolgere virtualmente circa millecinquecento persone e anche ad attirarne alcune al finto evento di lancio.
Traendo ispirazione da fatti reali, il progetto mira a illustrare quanto sia diventato semplice, con la realizzazione di una campagna di comunicazione ben congegnata, attirare e misurare l’attenzione di grandi masse di persone nonostante l’assenza di veri contenuti.

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© Lucas Quagliato

Cozy/Flat - firmato da Calibro, Donato Ricci e òbelo - esplora invece in maniera interattiva il mondo di Airbnb, rendendo palesi i meccanismi di classificazione e valutazione della piattaforma. Esposto su un tavolo lungo e stretto, il progetto, nella sua prima parte, rappresenta essenzialmente “il listing di Airbnb su Milano” presentato sotto forma di un semplificato istogramma 3D.
Si tratta di un campione dei 15.555 appartamenti e stanze che vengono qui ricostruite come cartoline legate le une alle altre a seconda del rapporto di correlazione imposto dall’algoritmo dell’azienda. “In sostanza gli incastri tra le cartoline rappresentano i legami progressivi che si instaurano tra gli appartamenti in locazione su Airbnb. Se stai osservando un determinato appartamento, la piattaforma ti suggerisce opzioni analoghe, e così via.”
I vari alloggi, che sono presentati in ordine di prezzo, dal più economico al più caro, sono seguiti da un'analisi iconografica delle immagini caricate dagli utenti per descrivere le proprietà in affitto. A sottolineare che “sempre più le città sono vissute, esplorate e rappresentate nei limiti di bolle di filtraggio”, le foto riflettono le aspettative dei potenziali clienti e si adattano a determinati valori estetici e desideri, piuttosto che rendere conto in maniera neutrale dell’alloggio che rappresentano. Come sottolinea Ornaghi, “lo spazio domestico era l’ultimo elemento che poteva essere appropriato dall’economia urbana interna alle logiche di mercato e di marketing del territorio”. Ora non più.

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© Lucas Quagliato

Dopo il primo capitolo, intitolato Capitalism is Over - la mostra presentata da Raumplan in occasione dello scorso Fuorisalone presso la Cascina Cuccagna - con Trouble Making il collettivo continua la sua ricerca sul rapporto tra capitalismo e contesto urbano. Con la speranza di continuare l’anno prossimo con un terzo episodio, dal momento che “sono temi su cui ci piacerebbe lavorare per un po’ di tempo; c'è infatti molto da scavare e discutere”, confessa il curatore.

www.raumplan.info