Nike e Timberland scelgono la Milano Design Week 2018 per presentare due progetti che ne rafforzano la brand identity.
Celebrando lo sportswear attraverso una serie di eventi, workshop e azioni dirette sul tessuto urbano, Nike utilizza il pretesto del calcio per connettere nel progetto “Brothers of the World” le tradizioni e le culture che, sempre più di frequente, convivono nelle periferie e nei piccoli centri.
Tutto parte dallo Spazio Maiocchi, che per cinque giorni, dal 18 al 22 aprile, ospita una mostra sui 40 anni della maglia Nike Football, esponendo le divise iconiche disegnate dal brand per alcuni dei club e delle squadre nazionali più importanti al mondo: Brasile, As Roma, Paris Saint Germain, FC Internazionale, che è anche partner dell’iniziativa con il cantante trap Sfera Ebbasta e lo store Slam Jam.
Insieme hanno disegnato una Exclusive Jersey Collection, in vendita dal 19 aprile; parte del ricavato, ulteriore passo verso un’etica glocal, sarà donato per finanziare un vecchio campo storico di Milano in collaborazione con No League Social Games, organizzazione no-profit che offre programmi di sport per i giovani di tutti i quartieri della città.
Dedicato ai millennials e a chi non può rinunciare al pezzo unico, il workshop per la personalizzazione della propria maglia Nike: iscrizione attraverso il sito del brand e aggregazione live per portare a casa il proprio capo customizzato.
Un outdoor introspettivo, invece, quello di Timberland, che con un’installazione in Piazza XXV Aprile firmata dalla designer Elena Salmistraro, racconta la donna del brand.
“Don’t call me… Dafne” è una grande quercia con cui i passanti possono interagire: dai suoi rami, rivolti verso l’alto, scendono quattro sedute-cocoon, in cui è possibile lasciarsi cullare, mentre dal grande tronco si sprigiona una morbida luce pulsante.
Ancora una volta, a parlare non è il prodotto in sé, i tre modelli di calzature saranno in vendita dalla prossima stagione, tutti caratterizzati da una palette cromatica sui toni del beige e del rosa, gli stessi dell’opera-installazione, ma l’idea attorno a cui si è sviluppato.
