Oggi al suo 17esimo Salone del Mobile di Milano, Laura Traldi è arrivata al design un po’ per caso. Dopo gli studi in Lettere con Storia dell’Arte, all’Università di Pavia e un master in Muséologie all’Ecole du Louvre di Parigi è entrata in Philips, ad Eindhoven. “Mi hanno assunta per realizzare il loro museo aziendale. Un progetto che poi è sfumato per mancanza di fondi.”, racconta.

Per 8 anni si è fermata lì, e ha lavorato come responsabile della comunicazione globale dello studio, occupandosi principalmente dei progetti visionari realizzati dal team multi-disciplinare formato da designer, ingegneri, psicologi, antropologi, il cui scopo era mostrare il ruolo chiave del design nel rendere “umana” la tecnologia.

Nel 2002 è rientrata in Italia dopo la nascita di sua figlia, ha scritto un libro e ha iniziato a collaborare come freelance con varie testate di design internazionali (Form in Germania, How To Spend it, Curve, Azure) e poi italiane (Interni, Flair, Grazia Casa, Donna Moderna). Nel 2011 è entrata a D la Repubblica, redazione attualità, dove ha iniziato a occuparsi anche di altre tematiche oltre al design. Nello stesso anno ha aperto il suo blog, DesignAtLarge, che cura ancora oggi.

Tutto questo la rende la candidata ideale per la nostra serie di interviste ai veterani del Salone del Mobile di Milano che ci raccontano come affrontare il Salone e il FuoriSalone 2018.

Quante volte hai visitato Salone del Mobile?

Ho abitato fuori dall’Italia dal 1992 al 2002 e in questo lungo periodo l'ho visitato solo due volte, nel 1998 e poi nel 2001. Sono venuta appositamente dall’Olanda insieme a colleghi di Philips Design, dove lavoravo. Paradossalmente ho visto per la prima volta la mia città animata dal Fuorisalone attraverso gli occhi di ragazzi inglesi e olandesi.

Sono stati loro a insegnarmi a navigare tra gli eventi e a farmi conoscere il Bar Basso. Una sera poi sono finita a una delle famose feste di Giulio Cappellini al Superstudio. Era assurdo ma io, nata e cresciuta a Milano, avendo fatto l’Università a Pavia e avendo poi lasciato l’Italia non sapevo nulla di questo mondo. È stato come scoprire un'altra Milano, segreta ma allegramente rumorosa. E internazionale.

Dal 2002 ho visitato tutte le edizioni, tranne quella del 2005 perché era appena nato mio figlio.

Con quanto anticipo programmi le giornate?

Inizio a raccogliere le informazioni sugli eventi non appena arrivano ma creo una vera e propria agenda la settimana prima dell’inizio, quando è più facile avere una visione d’insieme e capire cosa vale la pena e cosa no. Il programma è comunque sempre flessibile.

Raccontaci la tua giornata tipo...

Mi sveglio sempre molto presto per abitudine, e di conseguenza non ho una grande resistenza agli eventi serali. Di solito la mattina riorganizzo appunti presi il giorno prima, scrivo qualcosa per il mio blog o per gli account di Instagram (che uso come appunti per ricordarmi le cose che mi hanno incuriosita di più). Vado a dormire prima possibile, perché di solito macino chilometri durante il FuoriSalone e sono esausta la sera. Alla Fiera dedico almeno due giornate intere.

L’abbigliamento adatto?

Comodo, soprattutto le scarpe. Zainetto per i materiali raccolti che tento di ridurre al super minimo.

Gli oggetti indispensabili da portare con te?

Smartphone, libretto per appunti, bottiglietta d’acqua, e una mela.

Come ti muovi per la città?

Con metro, tram e le biciclette BikeMi

Come individui gli eventi da non perdere?

Seguo i consigli delle persone di cui mi fido. Grazie al mio lavoro, di solito parlo con le persone che curano gli eventi e mi rendo abbastanza conto di cosa troverò: quando le descrizioni sono vaghe lascio perdere. Quando sono in giro e incontro colleghi, chiedo sempre opinioni su quello che hanno visto.

Cosa non vedi l'ora di vedere al FuoriSalone?

Non ho ancora avuto tempo di addentrarmi nei progetti più piccoli, che spesso riservano le sorprese più gradite la risposta è quindi molto parziale: ALCOVA, a Nolo, a cura di Joseph Grima e Valentina Ciuffi. La sezione contemporanea del nuovo Triennale Design Museum, a cura di Chiara Alessi, la nuova Ventura Future, in particolare il progetto sull’healthcare di Alissa Rees, Nendo in Tortona, Phillip K. Smith III per Cos a Palazzo Isimbardi.

Quali sono gli showroom da non perdere?

Foscarini e Appartamento Lago

C'è qualcosa che ti ha lasciato delusa dalle precedenti edizioni?

La zona di Lambrate, che l’anno scorso era abbastanza confusionaria nel complesso. Appena arrivata ho subito pensato avesse perso la verve sperimentale. C'erano troppo food e troppe aziende, e al FuoriSalone, secondo me, stonano.

Quali progetti ti hanno stupito di più durante l'edizione precedente?

Mi è piaciuta molto la mostra di Nendo, l’installazione di Luca Nichetto per Salviati in Ventura Centrale, la mostra Anthropocene di Subalterno01, il Concept Store di Elle Decor e la piccolissima esposizione a cura di Virginio Briatore in Porta Venezia In Design: in mostra solo oggetti provenienti dalla sua casa e i motivi per i quali li ama. L’ho trovata deliziosa.

Se potessi cambiare qualcosa di Salone del Mobile, cosa sarebbe?

Vorrei che ci fossero meno eventi, e che chi non ha niente da dire evitasse una presenza. Trovo sia sempre più difficile, per i non addetti ai lavori, capire cosa vale e cosa no e questo, alla fine, va a detrimento della design week.

www.designatlarge.it

In apertura: LAURA TRALDI, CI ACCOMPAGNA VIRTUALMENTE AL SALONE DEL MOBILE E CI RACCONTA LA SUA GIORNATA TIPO, TRA EVENTI DA NON PERDERE E RICORDI DELL'EDIZIONE PASSATA (FOTO: GIULIA VIRGARA).

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Valentina Mariani

UK Contributing Editor di elledecor.it, vivo a Londra da 7 anni e scrivo di moda, arte, design e architettura. La parte che preferisco del mio lavoro di giornalista sono le interviste. Nella maggior parte dei casi, sia che si tratti di stilisti, architetti, interior designer, artisti, o chef, dopo i primi dieci minuti si trasformano in lunghe chiacchierate variopinte. Quasi come se fossimo amici da sempre.  


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