Tra le novità esposte in Fiera per il Salone del Mobile 2018, il brand ###b

Per il suo debutto con l’azienda specializzata nella lavorazione del legno, l’architetto bresciano ha proposto una soluzione sobria e raffinata che indaga i componenti base della seduta, risolvendoli formalmente attraverso linee dinamiche ed ergonomiche.

Lo abbiamo incontrato in Fiera e gli abbiamo chiesto di raccontarci di più su questo progetto.

La serie Shift rappresenta il tuo primo progetto per il brand Al Da Fré, come è nata l’idea di questa collaborazione?

Credo che sia nata per mettere a frutto le nostre diverse competenze: l’azienda è tra le più rinomate nella realizzazione di armadiature e imbottiti ma il suo core business non è mai stato il settore delle sedie, ambito che io invece frequento da tempo.

Qual è secondo te la definizione di sedia perfetta?

Ho avuto la fortuna di laurearmi al Politecnico di Milano con Achille Castiglioni che reputo ancora il mio grande maestro. E credo che molto di quello che dirò provenga dai suoi insegnamenti.

Una sedia per me deve avere innanzitutto un bel lato B. Perché alla fine è la parte più visibile del prodotto.

Deve essere leggera e facilmente spostabile. Ma allo stesso tempo deve essere stabile e confortevole.

Ho anche un’altra convinzione: lo schienale non deve mai sovrastare troppo il piano del tavolo a cui la sedia è abbinata. Un concetto molto diverso dalla cultura nordica che predilige la dimensione verticale della spalliera.

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Andrea Penisto

Quali sono le caratteristiche di Shift?

Innanzitutto, proprio perché si tratta del mio debutto con l’azienda ho puntato su un progetto che esaltasse la perizia tecnica del brand nella lavorazione del legno.

Ho cercato di ottenere una linea dinamica e confortevole studiando nel dettaglio la configurazione di ogni singolo elemento della struttura, conferendo ad ognuno di essi un’autonomia formale necessaria al raggiungimento del risultato finale.

Guardando la sedia di profilo si può notare ad esempio che i traversi che sostengono il piano della seduta sono leggermente inclinati verso il basso. Un espediente che percettivamente sgancia sedile e schienale dalla struttura in legno, innescando un gioco di giaciture inverse che restituisce un effetto dinamico all’insieme.

La versione lounge, caratterizzata da proporzioni più ampie è dotata di un elemento poggiapiedi, pensato per essere spostato a piacimento rispetto alla seduta. Lo si può scostare quel tanto che basta per sdraiarsi quasi completamente allungandovi le gambe, oppure lo si può allontanare del tutto, sfruttandolo come sgabello.

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Andrea Penisto

Questo progetto lo hai pensato per il contract o per un uso più residenziale?

Ad essere sincero, e so di andare controtendenza, non amo l’iper specializzazione di un prodotto.

Mi piace vivere in mondi orizzontali e sperimentare continui sconfinamenti di campo. A volte può capitare che una sedia dalla matrice contract possa tranquillamente essere utilizzata all’interno di un ambiente domestico.

Così come a volte capita di iniziare un progetto pensando di utilizzare un materiale, ad esempio la plastica, e poi decidere di virare magari verso il legno.

Per concludere qual è la tua sedia preferita?

A casa utilizzo la Leggera di Gio Ponti. E bada bene,non ho detto la Superleggera e sai perché? Trovo che la sedia Leggera abbia un fondo, che io chiamo di ingenuità, che continua ad affascinarmi. La Superleggera è sicuramente più scaltra.